Roma, 3 dicembre 2025 – L’Associazione Professionale E.S.S.E. Professione Archeologia, aggregata al Centro Studi E.S.S.E. ai sensi della Legge 4/2013, ha trasmesso un esposto ufficiale al Ministero della Cultura, al Ministero dell’Economia e delle Finanze e alla Presidenza della Repubblica, chiedendo il ritiro immediato dell’emendamento 108-bis inserito nel disegno di Legge di Bilancio 2026
L’emendamento, spiega la Presidente Carmela Autieri, “riduce drasticamente l’ambito di applicazione dell’archeologia preventiva, limitandola alle sole opere pubbliche già soggette a vincolo archeologico ed escludendo i lavori privati e le aree non ancora vincolate”.
Una scelta che, secondo l’Associazione, “minerebbe la capacità dello Stato di tutelare il patrimonio archeologico nazionale, vanificando i progressi compiuti negli ultimi vent’anni nella salvaguardia del territorio e dei beni culturali”.
⚖️ Un rischio per la tutela e per la legalità europea
Nel documento ufficiale inviato ai Ministeri, E.S.S.E. Professione Archeologia sottolinea che l’emendamento 108-bis contrasta apertamente con i principi della Convenzione Europea per la Protezione del Patrimonio Archeologico – la cosiddetta Convenzione di La Valletta, ratificata con la Legge 57/2015 – e con l’articolo 9 della Costituzione italiana, che afferma l’impegno della Repubblica nella tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione.
La limitazione dell’archeologia preventiva “espone l’Italia a potenziali infrazioni europee” e, soprattutto, “rappresenta un arretramento culturale e tecnico inaccettabile per un Paese custode del più vasto patrimonio archeologico del mondo”.
🧱 Archeologia preventiva: tutela, efficienza e conoscenza
L’esposto spiega con chiarezza perché l’archeologia preventiva non è un ostacolo, ma una risorsa strategica per il Paese:
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Tutela del territorio – consente di individuare, studiare e salvare reperti prima che i cantieri li distruggano;
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Efficienza economica – prevenire è meno costoso che bloccare lavori avviati a causa di ritrovamenti fortuiti;
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Tutela della memoria collettiva – ogni reperto è un tassello della nostra identità culturale, e la sua perdita è una ferita irreversibile alla storia.
Senza controlli preventivi, “la maggior parte delle opere urbanistiche e infrastrutturali – soprattutto private – resterebbe priva di tutela, con gravi danni alla conoscenza del territorio e alla conservazione della memoria storica”.
🧩 Le richieste ufficiali di E.S.S.E. Professione Archeologia
Nell’esposto firmato dalla Presidente Carmela Autieri e dal Presidente del Centro Studi E.S.S.E., Massimo di Mauro, l’Associazione formula quattro richieste precise ai Ministeri competenti:
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Ritiro immediato dell’emendamento 108-bis, in quanto contrario ai principi costituzionali e internazionali di tutela.
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Apertura di un tavolo tecnico interministeriale con la partecipazione di associazioni professionali, università e rappresentanze del Terzo Settore, per semplificare le procedure senza ridurre le tutele.
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Mantenimento integrale dell’archeologia preventiva per tutte le opere pubbliche e private, in coerenza con il Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023) e le linee guida del Ministero della Cultura.
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Tutela delle competenze professionali riconosciute ai sensi della Legge 4/2013, valorizzando il contributo dei professionisti del settore.
🗣️ Dichiarazione della Presidente Autieri
“L’archeologia preventiva non è un ostacolo, ma una garanzia: tutela il territorio, riduce i costi pubblici e preserva la nostra storia. Limitare questa pratica significa tornare indietro di vent’anni e rinunciare a un presidio fondamentale di legalità, cultura e conoscenza.”
— Carmela Autieri, Presidente nazionale di E.S.S.E. Professione Archeologia
🏛️ Il ruolo di E.S.S.E. nel sistema professionale
E.S.S.E. Professione Archeologia è una delle associazioni professionali riconosciute dal Centro Studi E.S.S.E., Forma Aggregativa iscritta negli elenchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ai sensi della Legge 4/2013.
L’Associazione rappresenta archeologi e professionisti impegnati nella tutela e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico, in stretta sinergia con il Terzo Settore e con la rete associativa E.S.S.E. (Ente Sportivo Sociale Europeo).
📰 Conclusioni
L’appello lanciato da E.S.S.E. Professione Archeologia rappresenta non solo una battaglia per la tutela del patrimonio, ma anche un segnale di responsabilità civile e professionale.
In un momento in cui il dibattito pubblico tende alla semplificazione amministrativa, l’Associazione invita a non confondere la semplificazione con la diminuzione delle tutele, ricordando che il patrimonio archeologico è un bene comune non rinnovabile.
Come conclude il documento inviato ai Ministeri:
“La riduzione dell’archeologia preventiva non semplifica i processi, ma aumenta i rischi di danno irreparabile, costi pubblici e contenziosi, oltre a minare la reputazione internazionale dell’Italia nel campo della tutela dei beni culturali.”
A cura del
CENTRO STUDI E.S.S.E.
